La ministra AI, non usa AI!

Quando si parla di intelligenza artificiale, le aspettative possono spesso superare la realtà, specialmente quando chi dovrebbe guidare l'adozione della tecnologia non la utilizza personalmente.

Questo è precisamente il punto critico dell'articolo: Feryal Clark, ministra per l'intelligenza artificiale nel Regno Unito, è stata criticata per non aver mai usato strumenti di IA generativa come ChatGPT nel suo lavoro ufficiale, nonostante si sia espressa a favore di una rivoluzione tecnologica che, a suo dire, ha già preso piede.

Promuovere l’AI senza usarla

È interessante vedere come Clark, seppur non utilizzando direttamente l'IA, sia un'attiva sostenitrice del suo impiego a livello governativo.

Ha sottolineato più volte come l'automazione possa liberare le persone da attività amministrative, aumentando così la produttività e l'equità sociale.

Tuttavia, il fatto che non abbia messo in pratica ciò che predica solleva interrogativi sulla sua autenticità e sull'effettiva volontà di integrare l'IA nel lavoro quotidiano del governo.

Ma è indispensabile usare l’AI?

Penso che questa discrepanza tra parole e azioni possa essere vista come un esempio di quella che chiamo "dissonanza digitale".

Da un lato, la ministra promuove un futuro in cui l'IA gioca un ruolo centrale; dall'altro, la sua mancata adozione personale potrebbe essere interpretata come una mancanza di fiducia nei suoi benefici o, peggio ancora, un'indicazione che le promesse fatte siano meno concrete di quanto appaiono.

È un po' come dire a qualcuno di seguire una dieta sana mentre si mangia un hamburger: il messaggio perde di forza se non lo si pratica in prima persona.In difesa della ministra, alcune voci, come quella della professoressa Lilian Edwards, sostengono che non sia necessario che una figura politica usi personalmente la tecnologia per promuoverla.

Questo è un argomento valido; tuttavia, per guadagnare la fiducia pubblica, sarebbe auspicabile che chi guida l'innovazione mostri almeno una minima padronanza degli strumenti che sta spingendo ad adottare.

Lentezza e formazione carente

Inoltre, le critiche mosse alla ministra non riguardano solo la sua personale mancata adozione dell'IA, ma anche la lentezza complessiva del governo nel tradurre le promesse in azioni concrete.

Lucille Thirlby sottolinea una mancanza di investimenti e impegno verso la formazione del personale necessario per fare dell'IA una componente funzionale e integrale della pubblica amministrazione.

Questo riflette una sfida più ampia, che va oltre la semplice adozione di nuove tecnologie: è necessaria una strategia concertata e ben pianificata per formare, assumere e trattenere talenti con competenze digitali avanzate.

Inconsistenza e false promesse

Tendo a credere che il vero successo nell'integrazione dell'IA nei settori pubblici e privati non dipende solamente dalla disponibilità della tecnologia, ma da un cambiamento culturale e organizzativo che deve partire dall'alto.

Senza una leadership pratica e ispirata, il rischio è che l'IA rimanga una promessa scintillante ma inattuabile, una sorta di miraggio nel deserto delle buone intenzioni senza applicazioni concrete.

Morale?

La situazione di Clark è un promemoria che l'adozione dell'IA non riguarda solo la tecnologia, ma anche la percezione pubblica e la leadership morale.

È una lezione sull'importanza di predicare con l'esempio, soprattutto quando si ha il compito di guidare una rivoluzione di cui si è fermamente sostenitori. La vera innovazione si verifica quando le parole si trasformano in azioni tangibili.


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