Anthropic: quotazioni stellari

La valutazione di Anthropic che schizza a 61,5 miliardi di dollari dopo l’ultimo round di finanziamento è un segnale forte di quanto il mercato creda nel suo potenziale e, più in generale, di quanto la corsa all’intelligenza artificiale generativa stia raggiungendo livelli sempre più esorbitanti.

A guidare questa tornata di investimenti da 3,5 miliardi di dollari troviamo nomi di peso come Lightspeed Venture Partners, Salesforce Ventures, Cisco Investments e Fidelity, ma ciò che continua a essere interessante è il ruolo di Amazon, che finora ha iniettato un totale di 8 miliardi di dollari nella startup.

Una mossa che la dice lunga sulle strategie del colosso di Jeff Bezos nell’arena dell’AI.

Claude sfida ChatGPT e Gemini: più concorrenza o più centralizzazione?

Anthropic, nata da ex ricercatori di OpenAI, ha dimostrato di sapersi ritagliare un ruolo importante in questo panorama con il suo chatbot Claude, che si sta sempre più affermando come un’alternativa di alto livello a ChatGPT e Gemini di Google.

La crescita di Anthropic non è solo teorica: il fatturato annualizzato ha superato il miliardo di dollari, con un incremento di dieci volte rispetto all’anno precedente.

Questo dimostra che non siamo solo davanti a una startup con tanto hype, ma a una realtà che sta già monetizzando seriamente, in gran parte grazie alle vendite enterprise con clienti del calibro di Zoom, Pfizer e Thomson Reuters.

AI più trasparente e globale: la strategia di Anthropic

E’ molto interessante anche la direzione che prenderanno questi nuovi fondi: espansione della capacità computazionale, ricerca avanzata per migliorare l’interpretabilità e l’allineamento dei modelli, e una spinta all’espansione internazionale, con un occhio di riguardo per Asia ed Europa.

Qui si vede chiaramente la volontà di Anthropic di consolidarsi come player globale e non restare confinata al mercato statunitense.

Ma non solo: il legame con Amazon si sta rafforzando ulteriormente, con l’integrazione della tecnologia Claude in Alexa+ e l’uso delle infrastrutture cloud di AWS per l’addestramento e il deployment dei modelli.

Una rivoluzione senza precedenti

Quello che mi colpisce di più, però, è l’ambizione che traspare dallo sviluppo della loro tecnologia.

Ad ottobre, Anthropic ha annunciato una capacità dei suoi AI agenti che permette loro di usare i computer come farebbe un essere umano, navigando tra finestre, cliccando pulsanti, inserendo testi e persino interagendo con software e internet in tempo reale.

Se questa tecnologia dovesse raggiungere un livello di affidabilità elevato, potremmo essere di fronte a una rivoluzione nel modo in cui l’AI non solo fornisce risposte testuali ma agisce concretamente su computer e applicazioni esattamente come farebbe un utente umano.

Questo potrebbe aprire scenari infiniti, soprattutto in ambito automazione e customer service avanzato.

Riflessioni e sfide da non tralasciare

Ma veniamo alle sfide e ai rischi.

Se da un lato è evidente che il mercato crede fermamente nel valore di Anthropic, dall’altro resta il fatto che la corsa all’AI sta diventando un club per pochi eletti, con investimenti miliardari che rendono sempre più difficile l’ingresso di nuovi attori indipendenti.

Inoltre, il crescente intreccio tra colossi come Amazon, Microsoft e Google con queste startup solleva interrogativi sulla competizione effettiva in questo settore e sulle possibili implicazioni monopolistiche.

Il fatto che Amazon sia il principale finanziatore di Anthropic e al tempo stesso il suo partner cloud principale solleva questioni sul livello di indipendenza della startup e su quanto, nel lungo periodo, potrà davvero muoversi senza dover rispondere agli interessi del gigante di Seattle.

Un’oligarchia tecnologica: le carte sono in mano ai BIG

Quindi, cosa penso di tutto questo?

Sicuramente Anthropic sta dimostrando di avere il giusto mix di tecnologia e strategia per competere a livello globale, e il suo rapido successo è un segnale che la domanda per soluzioni AI avanzate è tutt’altro che satura.

Tuttavia, la concentrazione di potere nelle mani di poche aziende e l’integrazione sempre più stretta tra big tech e startup AI potrebbero creare nuove dinamiche di mercato meno favorevoli alla concorrenza aperta.

Starà a regolatori e investitori valutare se questa corsa sfrenata all’AI stia portando a un’innovazione diffusa o se, alla fine, stiamo semplicemente assistendo alla creazione di un nuovo oligopolio tecnologico.

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